“Bisogna avere in sé il caos per partorire una stella che danzi”.
Friedrich W. Nietzche
La vita è un labirinto con migliaia di bivi, uno dietro l’altro, e per ogni bivio ci sono almeno due vite possibili in attesa: il passato, fonte del nostro arricchimento ma anche terreno delle burrasche nelle quali abbiamo combattuto ed il presente, nel quale tutto può trovare un ordine e far crescere o confondersi con il disordine di ciò che rimane incerto.
L’inconsueto e la riflessione fanno parte dell’arte di Deborah De Lucia che utilizza con modalità non tradizionale oggetti che creano sulle tele strutture geometriche cromaticamente essenziali.
L’ attingere al quotidiano, sia pur in uno specifico ambito, riguarda un’esperienza soggettiva: la volontà di manipolare oggetti e simboli già fabbricati ‘per altro’ con il proposito di reinterpretare la vita ed i suoi significati, di reinventarsi. Tutto può contribuire a rappresentare il fluire degli eventi, delle emozioni; il distruggersi e ricostruirsi: le foglie, pietre, uno spago che lega e avvolge colorandosi di arancione, vetri rotti ma smussati.
A volte, sulla superficie della tela, l’ artista apre dei varchi e cerca di ristabilire un contatto fra lo spazio che sta davanti e quello che sta dietro di essa. Oltre i tagli, sulla tela intonsa si penetra all’interno del quadro e nella parte più segreta e profonda, trovano collocazione oggetti e materiali: sono emozioni, stati d’animo, sogni, trascritti sull’opera.
Manipolare la vita, mischiare le sfere brillanti e colorate con quelle scure, miscelare una varietà di verità.
Affiancano le opere frasi che ne dichiarano la verità, la vita, la realtà e tutto dà voce all’emozione che le ha generate.
Barbara Aimar
Master in comunicazione e Discipline artistiche. Storia e critica del cinema. Scuola di giornalismo...